Lucca, guida di viaggio

A differenza della maggior parte dei centri toscani, che custodiscono una valida testimonianza dei fasti del Rinascimento italiano, Lucca si contraddistingue per le sue belle architetture medioevali, che la rendono unica e caratteristica al tempo stesso. Nelle epoche passate fu popolata da insediamenti liguri, etruschi, romani, goti e, successivamente, divenne capitale del ducato longobardo di Tuscia ed, in seguito, sede del Marchesato di Toscana. È proprio a questo periodo che si deve l’aspetto attuale della città. Circondata interamente da un solido perimetro di cinta muraria, la cittadina è ricca di chiese, monumenti, musei e vicoletti lastricati che sboccano nelle celebri piazze, una su tutte quella dell’Anfiteatro, fondata appunto nello spazio del celebre Anfiteatro romano. Vale la pena incamminarsi nel suo centro storico per ammirare, una dopo l’altra, le bellezze che si presentano man mano che si prosegue lungo il percorso. Sicuramente suggestiva è la vista offerta dalle mura o dall’alto delle celebri torri, che meritano di essere percorse fino alla loro cima per godere di un impagabile panorama della città e delle sue campagne circostanti. Lucca è un luogo dove il tempo sembra essersi fermato, eppure ancora oggi è uno spazio vivo, dinamico ed attivo. Il suo centro storico è costantemente la meta di tanti eventi culturali e sociali; basti pensare al celebre Lucca comics, il festival che ogni anno attira migliaia di giovani e amatori dei fumetti, videogiochi e giochi di ruolo.

Piazza Anfiteatro

La forma di questa piazza non può di certo ingannare; guardandola soprattutto dall'alto si nota perfettamente la forma ellittica tipica di tutti gli anfiteatri romani. Quello che oggi costituisce il perimetro della piazza più famosa della città era, quindi, originariamente un anfiteatro legato agli spettacoli dei gladiatori ed altri tipi di intrattenimenti ludici.
Costruito intorno al I secolo d.C., esso si trovava al di fuori delle mura urbane della città romana di Lucca. Era originariamente costruito in opus caementicium e poteva contenere circa 10000 spettatori, numero piuttosto notevole per l'epoca. Dell'impianto originario rimane ben poco, se non la parte occupata dall'arena, che oggi costituisce la parte centrale della piazza. La zona destinata originariamente dalla cavea, lo spazio riservato agli spettatori, è occupata attualmente dai tipici edifici colorati che seguono il perimetro dell'antica struttura. Ma a cosa si deve questo radicale cambiamento? Indubbiamente alla crisi economico-sociale avvenuta a seguito della caduta dell'Impero romano e dell'arrivo delle popolazioni barbariche, fattori che contribuirono notevolmente al cambiamento radicale delle città. Anche Lucca perse il suo ruolo predominante, così come l'Anfiteatro, che venne abbandonato e destinato in un primo momento a cava estrattiva per il reperimento di materiali adibiti alla costruzione di nuovi edifici, prevalentemente di stampo religioso. Nel corso dei secoli, intorno a quello spazio, incominciarono a svilupparsi una serie di palazzi e botteghe, che oggi costituiscono il fulcro di questa bella piazza cittadina, che oggi sorge a circa 3 metri sopra il livello originario del suolo. Piazza Anfiteatro è animata a tutte le ore, di giorno così come di sera, grazie ai tanti localini caratteristici che la rendono sempre viva ed attraente.

Le mura di Lucca

Tra gli esempi meglio conservati di mura cittadine, le mura di Lucca sono interamente percorribili ed offrono un panorama impagabile della città vista dall'alto. Numerosi sono i tour organizzati a piedi o in bici che consentono di percorrerne il perimetro, comprensivo anche di parti interne, che originariamente fungevano da deposito e luogo di ricovero per cannoni ed armi di difesa.
La cinta muraria della città è lunga all'incirca 4 chilometri. Iniziata nel 1544 fu ultimata solo nella metà del Seicento. La tecnica utilizzata fu quella del terrario, decisamente innovativa a quel tempo. Si tratta di un tipo di costruzione che prevede l'uso e l'accumulo di grandi masse di terra battuta pressate, a cui venivano racchiusi all'interno blocchi di mattoni e pietra, in modo tale da rinforzare notevolmente la struttura in previsione di ipotetici attacchi. Paradossalmente non venne mai impiegata a scopo difensivo, poiché la Repubblica di Lucca non subì mai alcuna incursione da parte degli avversari limitrofi, sebbene il pericolo di un assedio improvviso era sempre dietro l'angolo, soprattutto da parte del temibile Granducato di Toscana e dalla stessa Firenze.
Nella prima metà dell'Ottocento Maria Luisa di Borbone-Spagna trasformò le mura in una piacevole passeggiata cittadina, adattando anche le zone circostanti in una splendida area verde, ricca di prati ed aree pedonali, così come si presenta ancora oggi.

Duomo di San Martino

Secondo tradizione fu fondato dal vescovo di origini irlandesi San Frediano nel VI secolo. Subì un primo sostanziale intervento nel 1070, per volere del vescovo lucchese Anselmo da Baggio.
Il Duomo di San Martino è il principale luogo di culto per la città di Lucca. La facciata è realizzata in tipico stile gotico toscano, con l'impiego di pregiatissimi marmi bianchi, rosa e verdi, creando un bellissimo effetto variopinto esaltato dalle profonde arcate disposte su tre livelli. Tre grandi ar-chi inferiori aprono lo spazio all'ingresso, ospitato da numerose decorazioni a rilievo. Alcune di es-se raffigurano i mesi dell'anno con i relativi segni zodiacali. Piuttosto enigmatica è la presenza di un labirinto tracciato nella pietra, secondo un'ipotesi in attinenza con i cavalieri templari. Dalla figura di un uomo scolpita nella loggia si può addirittura risalire al nome dell'architetto; sulla per-gamena che egli reca è, infatti, riportato il suo nome, Guidetto da Como.
L'interno della Cattedrale è ricchissimo di opere d'arte e costituisce un vero e proprio gioiello del patrimonio artistico dell'arte toscana. Celebre è l'Ultima cena del Tintoretto che è conservata all'interno della sacrestia, così come il dipinto della Madonna con Bambino del Ghirlandaio, data-bile alla seconda metà del Quattrocento. Degni di menzione sono il monumento funebre di Ilaria del Carretto, attribuito a Jacopo della Quercia, ed il crocifisso ligneo del Volto Santo, attribuito a Matteo Cividali. Quest'ultimo è reso celebre dalla tradizionale festa di Santa Croce, che si tiene a Lucca ogni 14 Settembre. La festa è molto suggestiva, poiché si celebra con una processione not-turna a lume di candela volta a venerare e glorificare il celebre ed antichissimo crocifisso, a cui sono stati attribuiti numerosissimi miracoli. Il volto rappresenterebbe il vero volto di Cristo ed è per questo motivo che oggi è custodito gelosamente all'interno di un tempietto ottagonale costrui-to appositamente all'interno della chiesa.

Torre Guinigi

Alta ben 440 metri, reca sulla sua sommità un meraviglioso piccolo giardino popolato da lecci plu-risecolari. La torre Guinigi è un'attrazione da non perdere a Lucca, anche perché è una delle po-che ad essere sopravvissute nel corso dei secoli. La data della sua costruzione si rimanda alla se-conda metà del XIV secolo, per volere della famiglia Guinigi, una delle più ricche e potenti di tutta la città. I ricchi mercanti decisero, come tante altre famiglie influenti di quel periodo, di costruire una delle strutture più alti ed imponenti, che dominasse appunto la zona circostante, in modo tale da essere visibile anche a parecchi chilometri di distanza. E' proprio la sua altezza, la sua impo-nenza e la sua eleganza architettonica che la rende così attraente e meritevole di una visita fino alla sua cima, nonostante i 230 scalini che la separano dalla cima. Una volta giunti fino alla fine, la vista ripagherà sicuramente di tutti gli sforzi fatti. Il belvedere, infatti, permette di osservare la città a 360 gradi, spaziando fino alle campagne circostanti racchiuse dalle colline che fanno da contorno a questo tipico panorama toscano.

Palazzo Pfanner

Ai margini delle mura di Lucca è situato questo splendido palazzo seicentesco, ben lontano dalle tipiche architetture medioevali che prevalgono in città. È rinomato per le bellissime sale interne, ma soprattutto per gli splendidi giardini. Fu commissionato nella prima metà del Seicento dalla famiglia Moriconi. Celebri per il commercio della seta, ben presto andarono in rovina e furono co-stretti a vendere l’intero complesso ai potenti Controni, nobili emergenti che la acquisirono nel 1680. Furono loro a contribuire ad un sostanziale progetto di rinnovamento dell’intero complesso, che vide la realizzazione dell’imponente scalone monumentale, l’abbellimento degli ambienti di rappresentanza ma, soprattutto, il celebre giardino all’italiana di inizio Settecento. Suddiviso in modo razionale e preciso, è arricchito da numerosissimi esemplari di alberi secolari, piante, fiori e specie esotiche, nonché fontane e statue, secondo la moda del tempo.
Il Palazzo oggi è conosciuto sotto il nome di Pfanner poiché legato agli ultimi proprietari, che ne presero possesso dalla metà dell’Ottocento. Il birrario austriaco Felix Pfanner installò uno dei pri-mi birrifici d’Italia, organizzando e proponendo visite e degustazioni all’interno del suo giardino.
Nel mese di luglio la residenza ospita il festival musicale “sound jazz”, che ospita musicisti ed arti-sti di fama internazionale per una serie di concerti che si svolgono nell’incantevole parco, offrendo una cornice suggestiva all’evento che attira ogni anno un numero sempre più nutrito di persone.

Basilica di San Frediano

È una delle chiese più antiche di Lucca. Il suo primo impianto risale intorno al VI secolo e fu voluto dal vescovo irlandese San Frediano, di cui la chiesa porta il nome. Secondo la tradizione egli decise di fondare la chiesa durante un suo viaggio in rientro da Roma, a seguito di un pellegrinaggio. La Basilica divenne estremamente importante nella metà del XII secolo, quando fu trasformata in uno dei centri preminenti per la diffusione della riforma gregoriana. L’interno conserva ancora numerose testimonianze di epoca medioevale, nonostante i numerosi rifacimenti eseguiti nel cor-so dei vari secoli.
La Chiesa è famosa per il grande mosaico di matrice bizantina che mostra Cristo Pantocratore che spicca sulla parte alta della facciata. Si tratta di un rarissimo esempio di arte romanica in tutta la Toscana attribuibile alla scuola lucchese dei Berlinghieri. Anche all’interno sono presenti numero-se testimonianze dello stesso periodo artistico. Ne è un notevole esempio il bellissimo fonte batte-simale, un’opera scultorea firmata da Jacopo della Quercia. Romaniche sono anche le decorazioni parietali che occupano le fasce laterali delle navate, così come quelle della cappella che custodi-sce il corpo di Santa Zita, copatrona della città vissuta a Lucca nel XIII secolo e festeggiata il 5 Set-tembre. Parte della cappella fu rinnovata in epoca barocca, abbellendola con alcune tele che rie-vocano scene della vita e dei miracoli eseguiti dalla santa nel corso della sua vita.

Torre delle Ore

Si tratta della torre più alta di Lucca. La sua cima, infatti, si raggiunge solo dopo aver percorso i 207 scalini in legno che conducono sino al belvedere della città. È ubicata in pieno centro, preci-samente in via Fililungo, ed è inserita quasi ad incastro con le case e gli edifici della parte più an-tica della città. Come nella gran parte dei centri medioevali, anche in questo caso la torre costi-tuiva originariamente uno dei tanti simboli del potere e dell’egemonia dei più celebri nobili della zona.
Costruita intorno al 1390, passò di proprietà a varie famiglie, ma successivamente venne acquista-ta dal Comune nel 1490, quando divenne torre civica. Ad oggi è una delle pochissimi torri ancora presenti delle 130 costruite originariamente. Viene chiamata “delle ore” per via dell’orologio che la caratterizza, montato sulla torre solo alla fine del Settecento e che ancora oggi scandisce il tra-scorrere delle ore in città. Si tratta di uno dei pochissimi e rari esempi di orologi a carica manuale che ancora sopravvivono al giorno d’oggi, messi a frutto dall’ingegno e dall’abilità dei mastri oro-logiai lucchesi.
Tra le tante leggende che aleggiano intorno alla città di Lucca e a questa torre, una delle più note è quella di Lucida Mansi e del patto instaurato col diavolo per rimanere giovane per trenta lunghi anni. Allo scadere del tempo la nobildonna, per evitare che Satana ritornasse a riprendersi la sua ricompensa, si arrampicò fino alla vetta della torre per cercare di fermare l’orologio, ma giunta lì fu portata via dal demonio su un carro infuocato sino all’inferno, passando al di sopra dell’orto bo-tanico di Lucca.

Casa natale di Giacomo Puccini

Trasformata in museo nel 1979, la casa di Giacomo Puccini è situata nel pieno centro storico di Lucca. Diede i natali al grande compositore, indiscutibilmente uno dei capostipiti della musica classica ed operistica di epoca romantica. Fu proprio a Lucca che nacque e visse in questa casa tutti i suoi anni dell’infanzia e parte della sua giovinezza. A quest’abitazione, così come alla città, Puccini rimase sempre legato. Furono quelli gli anni in cui iniziò a familiarizzare con il mondo del-la musica e della composizione, fino al suo trasferimento a Milano nel 1884.
Costretto a vendere la proprietà a causa di problemi di natura economica, fu riacquistata in vista dei successi e dei primi profitti legati al grande successo di Manon Lescaut.
Le stanze del museo oggi rappresentano un vero e proprio archivio di ricordi, che consentono di custodire la memoria del grande artista attraverso l’esposizione di una nutrita collezione di parti-ture originali, lettere, fotografie, quadri. Nella grande sala della musica spicca in bella vista l’immancabile pianoforte a coda, uno splendido Steinway & Sons utilizzato dal compositore per la sua Turandot ed altri capolavori che concepì nel corso della sua nutrita carriera. Il pianoforte, ri-conosciuto come uno dei migliori al mondo, è stato restaurato nel 2006 consentendo allo strumen-to di recuperare la purezza del suono originale.
All’interno del museo è esposto anche il costume originale di Turandot indossato dal soprano Ma-ria Jeritza in occasione della prima rappresentazione di quest’opera, avvenuta al Metropolitan Opera House di New York nel 1926.

Orto Botanico

L’Orto Botanico fu fondato nel 1820 per volere di Maria Luisa di Borbone, duchessa di Lucca dal 1817 al 1824. Protagonista di una serie di riforme e di rinnovamenti volti a favorire il progresso nella città a seguito della Restaurazione, si impegnò anche a favorire la diffusione delle arti e del-la cultura, arricchendo la città di opere d’arte, monumenti e dotandola di una prestigiosa Universi-tà. Il suo profondo amore e la passione per le specie vegetali contribuirono alla volontà di costitui-re un vero e proprio giardino scientifico, oltre che un grande polmone verde con un’estensione di circa 2 ettari. L’antica piaggia romana, una zona prevalentemente degradata e paludosa, fu ben presto trasformata in uno dei più importanti centri di studio delle piante e delle specie floreali provenienti da tutto il mondo.
L’orto è oggi popolato da centinaia di specie vegetali di vari tipi. Nella parte meridionale è ospita-to l’arboreto, con delle specie plurisecolari, come il grande Cedro del Libano che dimora lì dal 1822. Alto ben 22 metri e largo 6, è il simbolo rappresentativo dell’Orto. Tra gli altri “giganti” verdi si segnalano il bel Ginko Biloba, la sequoia ed il grande pino nero di 30 metri.
Nella parte settentrionale prendono posto svariate specie autoctone, nonché esemplari esotici ed erbe officinali, ospitate all’interno del museo Cesare Bicchi. Il museo (attualmente non visitabile) ospita un nutrito elenco di erbari storici ed una ricchissima collezione di volumi e testi di botanica antichi.

Acquedotto dei Nottolini

Una passeggiata all’acquedotto dei Nottolini è un’esperienza da non perdere per completare la vi-sita di Lucca. A pochi km dal centro, in aperta campagna lucchese, sorge questo capolavoro dell’ingegneria idraulica, un acquedotto in stile romano che fu progettato dall’architetto Lorenzo Nottolini nel 1823. Scopo del progetto era quello di rifornire alla città l’approvvigionamento idrico necessario per soddisfare le esigenze dei cittadini. Prima della costruzione di esso l’unica fonte d’acqua disponibile proveniva dall’antico acquedotto romano, che vigeva in uno stato di degrado e di abbandono. I problemi legati alla scarsità d’acqua furono ben presto risolti con l’erezione di un magnifico complesso lungo circa tre chilometri, in una struttura massiccia fatta di profonde arcate alte all’incirca 12 metri. Diverse erano le sorgenti sfruttate per prelevare l’acqua che, attraverso questo sistema, riuscivano a sopperire al rifornimento di acqua, grazie anche alla grande cisterna monumentale a forma di tempio localizzata alla fine dell’acquedotto. Quest’ ultimo fu utilizzato fino agli inizi degli anni Sessanta, quando venne in parte smantellato per la costruzione dell’autostrada A11. Oggi la sua struttura rimane ancora quasi completamente intatta, e si presta bene per una passeggiata nella natura da poter effettuare a piedi o in mountain bike ed entrare a contatto con i bellissimi paesaggi collinari che la meravigliosa Toscana come sempre riesce ad of-frire.

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